Università degli studi di Trieste, Dipartimento dei Materiali e delle Sostanze Naturali; Scuola di Dottorato in Scienze e Tecnologie Chimiche e Farmaceutiche
Studio dell'attività antinfiammatoria ed antimicrobica di prodotti vegetali derivati da Hippophae rhamnoides L. e da Plantago Major L.
Dottorando Mariangela Faudale
3.1. OLIVELLO SPINOSO
3.1.2. Costituenti chimici
Hippophae rhamnoides contiene diversi tipi di costituenti chimici e le parti maggiormente studiate sono rappresentate dai semi e dai frutti (Arimboor et al., 2006). La lavorazione delle drupe è piuttosto laboriosa ma permette di ottenere differenti prodotti, che presentano una diversa composizione fitochimica, in funzione del luogo di raccolta, delle condizioni climatiche e geologiche di crescita (Kallio et al., 2000).
I frutti sono particolarmente ricchi in vitamina C, polifenoli, acidi organici, trigliceridi, acidi grassi, tocoferoli, steroli, zuccheri e sali minerali. La vitamina C (acido ascorbico) rappresenta il nutriente di maggiore importanza nel succo dei frutti, ottenuto per spremitura ed è presente in una percentuale compresa tra il 65-85% del peso totale. Infatti, la sua concentrazione può raggiungere i 2.5 g/100 ml, risultando maggiore a quella del succo di arancia. Il succo è ricco in acidi organici, come dimostrato dal pH piuttosto basso (circa 2.7). Quantitativamente il più rappresentativo di questi è l’acido chinico, ma sono presenti anche l’acido malico, l’acido citrico, l’acido tartarico e l’acido ossalico (Beveridge et al., 2002).
L’opalescenza del succo può essere dovuta alla presenza di proteine, che variano, a seconda della varietà e dell’origine geografica, da 0.79 a 3.11% del peso fresco (Bekker & Glushenkova, 2001). Sono presenti anche aminoacidi liberi, dei quali l’acido aspartico è di gran lunga il maggiore, come determinato nella pianta cinese in cui si trovano 426.6 mg/100 g (Li et al., 2003).
Sia i semi che la polpa costituiscono una fonte importante di sostanze oleose. I semi contengono una percentuale compresa tra il 6 e il 20% di lipidi e quella parte di polpa che circonda principalmente il seme (pulp oil) ha un contenuto lipidico che varia tra il 10 e il 15% (Li et al., 2003). L’olio contenuto nei semi è prevalentemente costituito da acidi grassi insaturi, presenti principalmente sotto forma di trigliceridi, fosfolipidi e glicerofosfolipidi. Gli acidi grassi più abbondanti sono insaturi, come l’acido linoleico (30-40%), l’acido α-linolenico (20-35%) e l’acido oleico (13-30%). La polpa ha una differente composizione lipidica, caratterizzata da un’alta percentuale di acido palmitoleico (16-54%), dato piuttosto inusuale per il regno vegetale (Yang & Kallio, 2002).
Sia i semi che la polpa sono una fonte ricca di tocoferoli. Il contenuto totale di tocoferoli e tocotrienoli varia nel range di 100-300 mg/kg nei semi e 10-150 mg/kg nei frutti (Kallio et al., 2002). Nella polpa, l’α-tocoferolo rappresenta il 90% dei tocoferoli totali, mentre nei semi troviamo sia l’isomero α che γ, al 30-50% del totale. Tra gli steroli, il β-sitosterolo e lo stigmasterolo sono quelli più presenti nella polpa del frutto. Il β-sitosterolo, per esempio, costituisce il 61-83% dei fitosteroli presenti nel frutto proveniente dalla Cina. Nella polpa si trovano anche i carotenoidi, principalmente β- carotene (15-55% dei carotenoidi totali), che conferiscono ai frutti il tipico colore giallo-arancio (Yang et al., 2001).
Molto rappresentata è la classe dei composti fenolici, quali flavonoli, flavoni, acidi fenolici, protoantocianidine e tannini (Arimboor et al., 2006). Quercetina, kempferolo, e isoramnetina sono i principali flavonoidi contenuti nelle drupe (Gao et al., 2000). Tra gli acidi fenolici, sono presenti principalmente l’acido gallico, l’acido protocatechico, l’acido p-idrossibenzoico, l’acido vanillico, l’acido caffeio e l’acido ferulico. Il polifenoli dei frutti sono concentrati per la maggior parte (65%) all’interno del seme (Arimboor et al., 2008).
3.1.3. Usi tradizionali e proprietà biologiche
Diverse parti di Hippophae rhamnoides sono state utilizzate nella medicina tradizionale di Paesi asiatici, ma la parte maggiormente usata è da sempre rappresentata dai frutti. Nella medicina tradizionale cinese essi venivano utilizzati per alleviare la tosse, aiutare la digestione, invigorire la circolazione sanguigna e diminuire dolori di varia origine. Nella medicina tradizionale indiana e tibetana, i frutti sono stati impiegati in preparazioni per le proprietà antinfiammatorie ed emostatiche, per la cura di malattie polmonari, gastrointestinali, cardiache e per disturbi metabolici. E’ inoltre riportato l’uso dell’olio, di sciroppi e di succhi ottenuti dai frutti: l’olio è stato usato nella cura di malattie del fegato, di processi infiammatori, di problemi gastrointestinali; il succo e lo sciroppo nella cura del dolore, di ferite e come regolatore intestinale. È ben nota anche l’efficacia dell’olio nella cura di affezioni cutanee, quali eczemi e la dermatite atopica (Guliyev et al., 2004).
Le foglie ed i giovani rami erano inoltre utilizzati fin dai tempi degli antichi Greci come integratori della dieta dei cavalli da corsa, per rendere sano e lucente il mantello e per farli aumentare di peso (il nome botanico significa, infatti, “cavallo splendente”) (Li et al., 2003).
In Friuli Venezia Giulia, a partire dalla fine degli anni ’40 fino agli inizi degli anni ’60, gli abitanti di Bordano (UD) e dei paesi vicini raccoglievano le drupe di olivello nel greto del Tagliamento per venderlo alle industrie farmaceutiche tedesche che ne ricavavano vitamina C o ne facevano sciroppi contro il raffreddore. La raccolta veniva fatta a mano; i frutti venivano staccati dai rami con appositi pettini, poi accuratamente setacciati per eliminare le foglie rimaste nel cesto e venduti a peso (Figura 5). La raccolta e la vendita dell’olivello ha rappresentato, infatti, per questi paesi una fonte di reddito molto importante, soprattutto in quegli anni, che seguivano di poco la fine della guerra. Si racconta di uno sciopero organizzato per aumentare la paga, che passò da 120 lire fino a 350, che per quei tempi erano molti (Costantini E., 1998).
L’olivello veniva utilizzato inoltre dagli abitanti della regione per preparare marmellate e sciroppi dalla polpa dei frutti maturi; generalmente, dopo averli schiacciati e macerati, erano bolliti in zucchero e poi raffreddati. Queste preparazioni venivano impiegate contro malattie da raffreddamento, inappetenza, stanchezza da super lavoro e nelle convalescenze (ERSA, 2002).
Diversi studi hanno invece dimostrato alcune proprietà farmacologiche dei frutti ed individuato i principi responsabili di tali attività. Ad esempio, è stata osservata un’attività antimicrobica nei confronti di batteri Gram-negativi, attribuita al contenuto in fenoli (Puupponen-Pimiä et al., 2001).
Un estratto esanico da frutti ha, invece, mostrato un effetto antiulcera nel ratto: la somministrazione orale dell’estratto è stata in grado di ridurre l’estensione ed il numero di ulcere indotte dall’indometacina, da stress o da etanolo, in maniera paragonabile ai farmaci di sintesi omeprazolo, famotidina e misoprostolo (Süleyman et al., 2001). Un’azione antiulcera è stata correlata anche con l’attività inibitoria nei confronti di Helicobacter pylori, batterio coinvolto nell’insorgenza di gastriti ed ulcere gastriche. Li et al. (2005), in particolare, hanno riscontrato che gli estratti etanolici ed acquosi delle foglie di Hippophae rhamnoides presentano un’attività antibatterica nei confronti di questo microorganismo.
La frazione flavonoidica dei frutti, dopo somministrazione endovenosa nel topo, è stata in grado di prolungare il tempo di occlusione trombotica nell’arteria femorale, mentre in vitro è stata in grado di inibire in maniera concentrazione-dipendente l’aggregazione piastrinica indotta da collagene (Cheng et al., 2003).
Diversi estratti, sia quelli di natura idrofilia che di natura idrofobica, hanno mostrato in vitro una buona attività antiossidante, come ad esempio l’estratto alcolico delle foglie e dei frutti, in grado di ridurre il danno ossidativo indotto da cromo (VI) (Geetha et al., 2002).
Ganju et al. (2005) hanno evidenziato un’attività antinfiammatoria per l’estratto etanolico delle foglie, impiegando il modello dell’artrite da adiuvante di Freund nel ratto: la somministrazione intraperitoneale dell’estratto (50-400 mg/kg), è stata in grado di ridurre in maniera significativa l’edema indotto dall’adiuvante. Mishra et al. (2008) hanno invece studiato una frazione flavonica dei frutti, valutando alcuni effetti in vitro coinvolti nella risposta infiammatoria ed immunitaria. Utilizzando colture di cellule mononucleate periferiche di sangue umano, è stato osservato che la frazione era in grado di stimolare la produzione di interleuchina-6 e del fattore di necrosi tumorale-α nelle cellule esaminate, un effetto che potrebbe determinare una stimolazione del sistema immunitario ed esercitare una protezione nei confronti di infezioni batteriche.
Bibliografia
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